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Acque motrici

Acque motrici

Gli itinerari, che rientrano nel progetto dei percorsi ecomuseali, si svolgono lungo gli assi dei principali canali dispensatori di forza motrice del territorio settimese: il Rio Freidano e la Bealera del Mulino.

  • Itinerario Bealera dell’Abbadia di Stura / Rio Freidano / Gora del mulino di Brandizzo
Si tratta di un sistema idraulico omogeneo, caratterizzato da un unico corso d’acqua che assume denominazioni diverse secondo i territori comunali che attraversa. Sino alla metà del secolo scorso aveva origine dal torrente Stura di Lanzo. L’abbassamento d’alveo conseguente alle indiscriminate escavazioni di ghiaia per edilizia (effetto collaterale quanto poco conosciuto del cosiddetto “boom economico”) ne hanno, di fatto, compromesso irreversibilmente l’approvvigionamento idraulico che, da allora, è unicamente assicurato dall’apporto di fontanili e dalle acque provenienti dall’estesa rete di canali posti superiormente al suo corso.
Il primo di questi tratti, denominato Bealera dell’Abbadia di Stura, rappresenta, di per sé, un tassello importante nella storia della Torino protoindustriale, poiché ha ospitato, sin dal XVII secolo, uno dei primi filatoi da seta cosiddetti “alla piemontese”. Era installato dove attualmente si trova lo stabilimento “Aurora”. Poco più a valle era invece attivo l’antichissimo mulino abbaziale, fatto oggetto di continue riconversioni d’uso sin dai primi anni del ‘900, testimonianza delle quali resta la vecchia ciminiera che, ancora oggi, caratterizza il sito.
In località Ronchi, nel territorio di San Mauro, la bealera abbaziale si sdoppia nei rami Gorei e Freidano. Il primo di questi alimentava il mulino, tuttora esistente, di San Mauro. Parte delle sue acque riconfluivano, poco più a valle, nel rio Freidano a vantaggio dei mulini di Settimo e Brandizzo.
L’itinerario prosegue lungo il canale Freidano, in territorio di Settimo, dove sono tuttora evidenti, benché decadute, numerose “memorie” idrauliche. Mediante l’asse di viale Piave il tracciato entra nei sedimi delle antiche paludi Chiomo e Pramorto, bonificate nel 1845, e prosegue verso i mulini Vecchio e Nuovo. A valle di quest’ultimo, il percorso entra negli antichi possedimenti della tenuta Isola, con partitore e mulino tuttora esistenti, risalenti ai primi ammodernamenti agrari d’ispirazione cavouriana, portati a compimento, nel decennio 1840, dal nobile vercellese Avogadro della Motta.
Il sistema idraulico descritto - che tocca peraltro opifici idraulici minori quali torniture d’osso, polveriera, maglio e centralina idroelettrica - si conclude ai confini fra i territori di Brandizzo e Chivasso, con l’interessante complesso dell’imponente Mulino Re. A valle della frazione Mezzi Po questa via d’acqua assume la denominazione di Gora del mulino di Brandizzo e si snoda negli stessi terreni alluvionali del fiume, di rilevante interesse naturalistico.
 
  • Itinerario Bealera del Mulino
Si tratta di un percorso d’ambito totalmente urbano, caratterizzato dai numerosi impianti per la tornitura dell’osso installati dalla famiglia Pagliero sin dalla metà del XIX secolo, due dei quali ancora identificabili pur nella sovrapposizione dei successivi interventi edilizi.
All’incrocio fra le vie Amendola e della Repubblica il tratto terminale della balera veniva scisso in due rami, di cui sopravvive il solo rio Barbacana. Il tratto scomparso -compreso fra l’attuale via Rosselli e la piazza S. Pietro in Vincoli con interessanti passaggi coperti nel centro storico - era destinato ad alimentare lo scomparso Mulino della Chiesa, ubicato lungo l’attuale via Dante.
Lungo la via della Repubblica il tracciato si affiancava a quello della scomparsa tranvia per Torino.
Dal punto di vista storico, la bealera del Mulino sembra aver anticipato di qualche secolo la vocazione industriale del canale Freidano: entrambe le vie d’acqua, entrando nell’antico tessuto urbano di Settimo, si sono infatti prestate per impieghi manifatturieri seguendo il lentissimo, ma graduale, espandersi del centro abitato. Se il mulino Vecchio costituisce uno dei primi insediamenti “extra muros” che anticipano gli ampliamenti verso sud -e lungo il Freidano- del borgo di Settimo, il mulino della Chiesa rappresenta ancora il tipico impianto molitorio arcaico, di piccole dimensioni: un modestissimo mulino “intra muros”, emblematicamente arroccato contro il fianco orientale della chiesa di Santa Maria delle Grazie (che in seguito assunse il titolo di San Pietro in Vincoli).
La presenza della bealera del Mulino è senz’altro anteriore allo scavo della Bealera Nuova (1452), che sino al XVI secolo superava con un apposito ponte-canale. Originariamente traeva origine dalla scomparsa sorgente di Fontanarè, di dubbia collocazione ma certamente in territorio di Borgaro. Con l’attivazione del mulino Vecchio e con le potenzialità motrici espresse dal canale Freidano, la bealera del Mulino perse progressivamente importanza, pur continuando ad alimentare, sino all’alba del XX secolo, piccoli impianti manufatturieri di modesta potenza.