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Mulino Nuovo

1806-1812
La nascita

Nel 1806, anno della sua costruzione, il mulino era costituito da un semplice edificio di due piani, con 4 ruote ad acqua, ognuna collegata a una macina da grano e meliga. Il suo nome, a quei tempi, era "Mulino dei Savj" o "di Savio", poiché venne realizzato dal settimese Giacomo Giuseppe Savio, su autorizzazione del governo napoleonico allora in carica. Nel 1812 fu poi costruita una pesta da canapa al di là del canale, che comportò l’aggiunta di una quinta ruota motrice, mentre non ebbe seguito la richiesta del Savio per l’installazione di una conceria di pelli.

 

1850-1862
L’ampliamento

Nel 1850, due soci di provenienza esterna al modesto ambiente imprenditoriale settimese -Francesco Chiariglione  e Pietro Ducco-  acquistarono il complesso trasformandolo in un moderno impianto industriale di tipo "Anglo-Americano", caratterizzato da un elevato livello d’automazione assolutamente innovativo per quei tempi. Il mulino cambiò denominazione e assunse quella attuale di "Mulino Nuovo". Anche l’alveo del Freidano venne adeguatamente modificato, con la realizzazione di un nuovo canale di adduzione resasi necessaria per rispondere all’aumentata potenza dell’impianto. Contemporaneamente, la nuova società esercente estese il proprio ambito commerciale ben oltre i confini di Settimo Torinese, interrompendo il tradizionale rapporto che, sino ad allora, legava strettamente la presenza di mulini con la comunità locale.

 

1897-1929
Lo sviluppo

Il 1885 è l’anno che segnò l’affiancamento del vapore all’energia idraulica. Contiguamente al locale turbine  venne costruita la centrale termica contraddistinta da un’alta ciminiera per il tiraggio delle caldaie. Due macchine a vapore potevano sussidiare in tal modo i motori ad acqua nei momenti di stanca del canale Freidano e garantire quella continuità d’esercizio necessaria ai sempre più sofisticati apparati tecnologici che si andavano gradualmente installando.

Nel 1897 si introdussero i nuovi macchinari per la cosiddetta macinazione a “cilindri”, in grado di garantire livelli di produzione più elevati. Contemporaneamente venne edificato il nuovo grande silos per lo stoccaggio del frumento che, con la sua caratteristica ed imponente architettura, contribuì a caratterizzare l’aspetto dell’impianto come ancora oggi ci appare. Intorno al 1920 il complesso, che nel frattempo era stato dotato di motori elettrici, fu utilizzato anche come gallettificio. Ciò consentì all’impianto di coprire l’intero ciclo produttivo, dalla macinazione dei cereali sino al confezionamento del prodotto finito.

 

1929 – 1995
Il declino
La parabola evolutiva del mulino si esaurisce nel primo ventennio del Novecento. Dopo il 1929 venne posto in liquidazione, rimanendo inattivo per alcuni decenni. Acquisito dai soci Leoni & Malacrida, industriali dolciari milanesi, dal 1939 venne utilizzato come presidio e magazzino militare e fu oggetto di un memorabile saccheggio da parte della popolazione settimese dopo l’8 settembre ’43.
Nel triennio 1952-54 i fratelli Toso, mugnai in Acqui Terme, tentarono la ripresa dell’attività molitoria, con il parziale rinnovo dei macchinari. Tuttavia, il rilancio produttivo non riuscì: ceduto al Consorzio Agrario Provinciale nel 1955, il mulino venne quindi smantellato e utilizzato come deposito fino al 1995, anno in cui al suddetto Consorzio subentra come proprietario dell’immobile il Comune di Settimo Torinese.
 

1995-2002
Il recupero

A partire dal 1995, il plesso del Mulino Nuovo viene interessato da un progetto di recupero (attuato con finanziamenti CEE) finalizzato alla crezione di un centro pubblico per attività museali. Nel 1997 iniziano i lavori di restauro, durante il quale vengono demoliti alcuni fabbricati minori e la stessa casa padronale, da anni già scorporati dall’impianto. Nell’imponente silo risalente al 1897, e adeguatamente riconvertito a spazio espositivo, è inoltre stato allestito il Museo Etnografico, inaugurato nell'ottobre del 2002.

Cronologia essenziale del Mulino Nuovo